Il processo che porta alla creazione dell’olio extravergine d’oliva ha sempre destato fascino forse perché si tratta di uno degli ingredienti più amati al mondo. Un lungo processo diviso in varie fasi e che unisce tradizione e innovazione. Un aspetto che riguarda soprattutto le olive italiane e i produttori che rispettano l’ambiente.
Il primo passo nella produzione dell’olio extravergine d’oliva è la raccolta delle olive. Di solito il periodo è quello di ottobre e dicembre, quando le olive sono mature ma non troppo, per garantire un equilibrio perfetto tra acidità e dolcezza. Ci sono due metodi per raccogliere le olive: tradizionale per preservare la qualità del frutto e che si traduce in una raccolta manuale o con metodo moderno e cioè usando macchine scuotitrici.
Dopo la raccolta le olive vengono portate al frantoio per evitare che si deteriorino. Inizia così la seconda fase che prende il nome di molitura. Si tratta della frantumazione delle olive per ottenere una pasta omogenea e che avviene con frantoi a martelli o molazze in pietra. La scelta del metodo di molitura può influenzare notevolmente il sapore dell’olio.
La terza fase è la gramolatura, un processo che rimescola lentamente la pasta di olive e che in genere dura tra i 20 e i 40 minuti. Attraverso questa si rompono le emulsioni tra acqua e olio e per farlo viene adottata una temperatura standard controllata che non supera mai i 27 gradi centigradi. In questo modo l’olio conserva tutti suoi valori nutrizionali e le sue caratteristiche.
Olio extravergine d’oliva e altri oli vegetali: le differenze
Il fulcro della produzione dell’olio extravergine d’oliva è l’estrazione. Anche in questo caso è possibile optare per due metodi. Il primo viene chiamato pressatura e rispecchia la tradizione perché la pasta di olive viene compressa su dischi di fibra naturale. In questo modo si ottiene l’olio. L’altro metodo è la centrifugazione, decisamente più moderno. Per ottenere l’olio, separandolo da acqua e residui, si opta per la forza centrifuga.
L’ultimo step della produzione è la conservazione che avviene in contenitori di acciaio inox, al riparo dalla luce e dal calore, per preservarne le caratteristiche organolettiche e nutrizionali. L’olio extravergine d’oliva di alta qualità deve avere un’acidità inferiore allo 0,8% e nessun difetto sensoriale.
Olio extravergine d’oliva: quali sono le regioni italiane con la maggiore produzione
Olio extravergine d’oliva con olive italiane
Le olive italiane sono particolarmente apprezzate per la loro qualità e varietà. Ogni regione d’Italia ha le sue cultivar, che conferiscono all’olio caratteristiche uniche. L’olio extravergine d’oliva prodotto con olive italiane è riconosciuto a livello mondiale per il suo gusto inconfondibile e per i suoi benefici per la salute. Le cultivar più famose includono la Taggiasca in Liguria, la Coratina in Puglia e la Frantoio in Toscana.
Un aspetto fondamentale nella produzione dell’olio extravergine d’oliva di alta qualità è il rispetto per l’ambiente. Molti produttori italiani adottano pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura biologica e la coltivazione integrata, che riducono l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Questi produttori non solo contribuiscono a preservare l’ecosistema, ma garantiscono anche un olio più sano e naturale.
L’attenzione all’ambiente si riflette anche nei metodi di trasformazione e conservazione, con l’uso di energie rinnovabili e materiali riciclabili. Questa filosofia di produzione, che unisce tradizione e innovazione, fa sì che l’olio extravergine d’oliva italiano sia un prodotto d’eccellenza, rispettoso della natura e del territorio.